Lo scavo archeologico - Il ritrovamento immaginiStruttura/barraScavo.jpg Lo scavo archeologico titoliSezioni/ritrovamento.jpg Il ritrovamento3 The Museum of Ancient Shipping. Four well-preserved Roman ships have been found in Pisa, Italy, by builders digging the foundation for new offices at one of the city's train stations. Following Italian law, work was suspended and archaeologists were called in after the first ship was discovered. Moving quickly because construction could not resume until they were done, excavators found three more ships, cargo and other artifacts, and part of an ancient quay. One hull, 46 by 20 feet, is in particularly good condition. "The wood seems to have been buried almost yesterday," says a project volunteer. "The planking is still fastened to the frame with copper nails." Potsherds found nearby date the ship to the mid-second century A.D. According to project director Stefano Bruni of the Archaeological Superintendency of Tuscany, the design of the hull suggests that it is a warship. If this is the case, says Bruni, "it will be the first known imperial warship whose structure survives relatively intact, contributing immensely to knowledge of the Roman fleet." This ship was empty, but the cargo of another vessel, dating from the first century B.C., was nearly intact. Amphoras (two of which were stolen from the excavation) contained a liquid residue (possibly wine); remains of cherries, plums, and olives; as well as sand from the Bay of Naples. Another freighter's hull was very well preserved, but no cargo was found. Near a fourth, smaller boat, a wicker basket, a leather sandal, and a coil of rope were discovered. Lo scavo archeologico delle antiche navi. Nel corso dei lavori per la realizzazione delle fondazioni di un nuovo centro direzionale delle Ferrovie dello Stato, nell'area della stazione di "Pisa San Rossore", a poco più di cinquecento metri in linea d'area dalla piazza del Duomo, nei primi giorni di dicembre del 1998 sono stati riportati in luce i resti del porto urbano della città etrusca e romana. Una serie di circostanze casuali, come la presenza di una copiosa acqua di falda superficiale e l'assenza di ossigeno nei livelli sabbiosi, hanno permesso ad una rilevantissima serie di reperti archeologici di giungere fino a noi. immaginiArcheologia/PSR3-Area-totale-notturna.jpg Vista del ritrovamento di notte Lo scavo condotto dall'equipe della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana, con i resti delle sue almeno sedici imbarcazioni (di cui otto in corso di scavo), il loro carico, le strutture portuali (moli, un pontile, una palizzata frangiflutti), di epoche diverse e in ottimo stato di conservazione, si configura come un unicum nel panorama dei ritrovamenti archeologici almeno degli ultimi cento anni. I reperti individuati fino ad oggi ci permettono di documentare la vita del porto pisano nell'arco di 10 secoli (dal V sec. A.C al V. sec. D.C.) Già nel 1997 in quest'area fu eseguita una serie di saggi che a causa della copiosa acqua di falda superficiale non avevano potuto raggiungere i livelli più profondi e si erano limitati ad individuare, al di sotto dello strato antropico moderno, i resti del catasto rinascimentale e - limitatamente al settore più meridionale - consistenti tracce della centuriazione di età imperiale. A partire dalla fine del novembre 1998 l'impianto del sistema logistico del cantiere FF.SS. ha permesso di raggiungere i livelli più profondi. Si è cosi giunti nei primissimi giorni del dicembre 1998 alla scoperta del primo relitto, in parte tagliato dal sistema di palancole e well points che consente di operare. old/INSERIMENTO-URBANO-t.jpg Inserimento Urbano Al frequentatore abituale di scavi archeologici, l'aspetto del cantiere archeologico di Pisa San Rossore apparirà, quanto meno, inconsueto: disceso da una scaletta fino alla profondità di cinque metri, si ritroverà in un recinto di ferro, ad ammirare i relitti che emergono isole di terra in un mare uniforme di cemento. Tutto questo necessita di una spiegazione: il "recinto" che coincide con il perimetro di quello che doveva essere il costruendo edificio delle FFSS, è in realtà un palancolato, formato da elementi modulari di 11 metri, conficcati nel terreno allo scopo di "tagliare" l'acqua di falda e di eliminarla grazie ad un sistema di pompe well point. Quello che poi appare ad un primo sguardo come cemento, è in realtà un impasto di malte, estremamente tenero e quindi facilmente rimovibile, gettato sul terreno alla profondità di cinque metri, per evitare all'acqua di risalire e rendere il terreno impraticabile. Essendo i relitti venuti in luce tutti più o meno al limite della quota di sicurezza, si è reso necessario cercare di delimitarne i contorni per posizionare attorno ad essi un secondo palancolato che permettesse di scendere ad una maggiore profondità. Si sono venuti in tal modo a creare dei settori di scavo, ognuno dei quali ospita al suo interno uno o più relitti. I settori di scavo immaginiArcheologia/planimetria.jpg Planimetria L'Area 1 situata al limite nord-est, ospita il primo relitto venuto alla luce, la nave oneraria A; ritenuta in un primo momento un caso isolato, le Ferrovie decisero, d'accordo con la Soprintendenza, di spostare il perimetro stesso dell'edificio di 8 metri verso sud, e lasciare agli archeologi il tempo e il modo di scavare con tutta tranquillità. Le Aree 2 e 3 sono comprese all'interno di un recinto di palancole assieme all'area 1; all'area 3 è pertinente il relitto B, all'area 2 l'imbarcazione F, la "piroga", mentre al confine fra i due settori, confine artificiale creato per motivi pratici di rilievo e documentazione, troviamo la Nave E.
L'Area 4 al centro dell'area generale di scavo, comprendeva in un primo momento solo due strutture lignee, rinvenute a quota -4.50 metri circa. Queste nel proseguire degli scavi si sono rivelate pertinenti ad un'unica struttura, un barcone da pesca di notevoli dimensioni, detto nave C.
L'Area 5, a nord dell'area generale di scavo, ospita all'interno del proprio palancolato la nave D. Al di sotto di essa sono state individuate almeno altre due imbarcazioni. immaginiArcheologia/NAVE_D.jpg Immagine di una nave La nave D al momento del ritrovamento
L'Ampliamento sud, costituiva la rampa di accesso ai mezzi meccanici ed è stato quindi l'ultimo settore ad essere scavato, e l'unico dove lo scavo è stato concluso. Di forma stretta e allungata, è stato suddiviso in tre sotto settori, denominati 1, 2 e 3, contenenti rispettivamente i resti della nave ellenistica, il molo e la palizzata frangiflutti. immaginiArcheologia/NAVE_D_BN.jpg La nave D La nave D Foto Gianni Berti - CoIDRA Lo scavo e la documentazione immaginiArcheologia/PSR3-Area-3.jpg L'area 3 Phillippe Plailly Eurelios - press agency Il metodo di scavo adottato è stato naturalmente per tutte le aree quello stratigrafico, ulteriormente perfezionato per la grande mole di materiali rinvenuti. Per quello che riguarda la metodologia, è cercato di privilegiare, all'interno dei settori, lo scavo in estensione, tranne nei casi in cui motivi di sicurezza della struttura lignea ha reso necessaria l'applicazione di metodologie diverse come ad esempio nell'area 5, in cui si è dovuto operare per saggi alternati, lasciando un risparmio di terreno fra l'uno e l'altro, a causa della posizione della nave, rinvenuta rovesciata, priva della chiglia e fortemente inclinata verso nord. Questo ha permesso di poter puntellare la struttura in modo che non creare pericoli di collasso. Per quello che riguarda lo scavo e la documentazione grafica dei relitti la metodologia è invece più complessa, determinata dalla necessità di un'immediata resinatura a scopo conservativo: si è così operato in "equipe", con squadre alternate a rotazione di archeologi, rilevatori e resinatori: lo strato era scavato per piccole porzioni, mettendo in luce le parti corrispondenti del relitto sottostante; queste venivano rilevate ed in seguito, dopo il collaudo, sottoposte al procedimento di resinatura; è chiaro che con questo metodo si è privilegiato il parametro della sicurezza a scapito di una visione globale. Per quanto riguarda la documentazione grafica, precluso il rilievo fotogrammetrico, la scelta obbligata è stata quella del rilievo strumentale, che permetterà sia una restituzione bidimensionale dell'oggetto rilevato, sia la realizzazione di modelli tridimensionali digitali. Ogni singolo relitto quindi può essere ricostruito virtualmente. immaginiArcheologia/Pisa-e-scavo.jpg Scavo E Sullo scavo si veda per ora S. BRUNI Appunti preliminari sullo scavo nell'area del complesso ferroviario di "Pisa-San Rossore" in Le navi antiche di San Rossore Firenze 1999 11 s. S. BRUNI Pisa, il porto urbano e i relitti del complesso ferroviario di "Pisa-San Rossore" Appunti su uno scavo ancora in corso, in Bollettino Storico Pisano LXIX 2000 p. 275 s. S. BRUNI il porto urbano di Pisae e i relitti del complesso ferroviario di "Pisa-San Rossore" il porto urbano di Pisae e i relitti del complesso ferroviario di "Pisa-San Rossore" Firenze 2000 p. 21 s. S. BRUNI Porti e approdi di Pisa. Nuovi dati alla luce degli scavi nell'area del complesso ferroviario di "Pisa-San Rossore" in corso di stampa nel volume Naxos 999. Archeologia subacquea, Atti della rassegna internazionale Giardini di Naxos 29-31 ottobre 1999 S. BRUNI Die Hafen von Pisa in In Poseidons Reich, Atti della Sesta Conferenza 3-4 Marzo 2001 S. BRUNI The Urban Port of Pisae and the Wrecks of the "Pisa-San Rossore" in The Ancient Ships of Pisa, catalogo della mostra United NationsBuldings 2001 New York p. 66s.